Dic 13

Sua maestà l’Arancina… con la “a” finale !




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Indicazione totalmente errata in questo pacco di riso “industriale” in cui si parla di ARANCINI ! Noi palermitani non sappiamo cosa siano ! Qui da noi l’ArancinA è Fimmina !

arancinaUn richiamo alla cucina di derivazione araba e diffuse in tutta l’isola, la loro culla è Palermo del caratteristico timballo di riso tondo a forma di una grossa arancia sono le “Arancine”, sì… con la e finale perché questa gustosa pallottola di riso è femmina, tonda e colorata come un’arancia, ma più piccola… quindi vezzosamente dai palermitani chiamata “arancina” ! .

Avvolte con una crosta di mollica di pane, l’interno del nucleo di riso giallo dato dal colore dello zafferano “zafarana” l’originale e tradizionale tipica palermitana è ripiena da una salsa di pomodoro con piselli e carne tritata “capuliata”, nella sua forma classica.

Le varianti ormai non si contano più oltre alle classiche al burro, ripiena di pezzetti di prosciutto e formaggio o agli spinaci oggi si aggiungono ripiene di Salsiccia, Funghi, Salmone e data la rinomata accoglienza tipica palermitana da qualche anno anche al Kebab !

Chi non può mangiare fritti non deve disperare perché alcune rosticcerie le propongono al forno con un gustoso involucro di pasta frolla salata.

L’estro imprenditoriale palermitano ha fatto sì che nascessero catene di “arancinerie” dove solo la fantasia limita il gusto che questa può avere ! Insomma un’Arancina e via il pranzo è servito !

A Palermo questa gustosa pietanza che contiene un pasto completo può essere acquistata da meno di 2 euro a 4 euro a seconda del prezioso contenuto.

Varianti anche dolci, ripiene di miele o cioccolata, gianduia o marmellate, insomma l’Arancina è come la vuoi ! Basta venire a Palermo per crederci.

Ma prima nella povera Palermo venivano vendute principalmente nelle friggitorie e rosticcerie, e nei tempi antichi alcuni ambulanti forniti di triciclo con cassone a contenitore girava per le vie e smerciava oltre quelle di tipo classico, anche quelle ripiene di gianduia, dove prima di mangiale venivano intinte in una ciotola ripiena di zucchero.

“E’ sunnu cà carni”, abbanniava (bandiva) l’ambulante che richiamava l’attenzione dei passanti, “quelle vere”.

Classica è la vendita che viene effettuata nel giorno di Santa Lucia, il 13 dicembre, i palermitani per devozione alla Santa si astengono nel mangiare pane e si abbuffano di arancine.